giovedì 29 gennaio 2009

In caso di sconfitta non voglio poltrone.





Si definisce outsider, sa benissimo che si gioca la candidatura con due colossi ma non demorde. Daniela Gai ci crede. È stata la prima a porre la propria candidatura raccogliendo lo scetticismo delle due anime del suo partito, il Pd, che prontamente hanno mandato in campo avversarie ricche di sponsor più o meno gallonati. Parliamo di alleanze; in caso di vittoria questa coalizione non si tocca. «L’alleanza è questa. Il programma è sufficientemente chiaro e innovativo. Le questioni critiche sono state affrontate nella maniera migliore. L’ho sottoscritto con convinzione». Cosa porta di suo Daniela Gai nel programma? «Ci sono cose da affrontare da subito per aggredire i problemi di imprese e lavoratori. Occorre una task force fatta di competenze e con risorse economiche. E penso ad esempio ad una agenzia per la promozione che riesca a valorizzare le identità presenti sul nostro territorio che devono essere viste come una ricchezza e non come un limite». Lei è sostenuta soprattutto dal mondo del volontariato. Non è un limite della sua campagna elettorale? «Io rappresento tutta la società ma è necessario dare voce a quel mondo che non è mai stato rappresentato e che invece deve emergere. Purtroppo c’è poca mobilità sociale, a tutti i livelli. Credo di essere in grado di far emergere questi mondi vitali che possono dare una spinta allo sviluppo e mettere in campo energie nuove». Anche lei è convinta che con le primarie qualcuno giochi un’altra partita parallela dentro il Pd? «Il dispiegamento delle forze in campo indica che la gara è un’altra. Forse la vera posta il gioco è il partito, almeno questo par di capire. La mia candidatura esce da queste logiche e la mia vittoria potrebbe ricucire una frattura pericolosissima per l’esito delle elezioni». Dicono: la partita si gioca tra Fratoni e Turco, per questo Bargellini le ha chiesto, in modo poco elegante, di ritirarsi. Lo farà? «No, continuo la corsa proprio perché credo che sia in atto una lotta che è estranea alla spinta delle primarie. Continuo perché possono mettere a disposizione la mia esperienza e perché sono estranea a questa polarizzazione che rischia di far morire il Pd. Rispetto alle altre ho più libertà di azione e offro maggiore autonomia». Perché non dovrebbero votare Fratoni? «Perché rappresenta una parte del mondo politico che è lontana dal progetto di rinnovamento che io propongo, una parte orientata al mantenimento di se stessa mentre invece c’è bisogno di un cambio di passo». E perché non dovrebbero votare Turco? «La sua candidatura è stata pensata in contrapposizione con l’altro gruppo, quello di Fratoni. È passata l’idea di trovare qualcuno della società civile da contrapporre a chi voleva un riequilibro interno tra ex Ds e ex Margherita. E poi Cecilia ha detto che non farà il presidente a tempo pieno: sbagliato. La Provincia richiede un impegno totale, assoluto anche se non si deve fare né a tutti i costi né per tutta la vita». A proposito, la sua volontà di lasciare la politica in caso di sconfitta alle primarie ha sconcertato un po’ tutti. «Per me questo è un impegno serio e sono convinta di poter fare il presidente della Provincia. Se perdo le primarie il mio impegno politico continuerà per rispetto di coloro che mi hanno sostenuto e votato. Dunque, continuerò a fare politica ma non accetterò poltrone perché non voglio riciclarmi. E se sconfitta, appoggerò lealmente la candidata che uscirà vincitrice da questo confronto e l’aiuterò a sconfiggere il centrodestra».

1 commento:

  1. Daniela, io invece spero, se vinceremo le elezioni, di vederti tra i banchi della giunta.
    Vorrei sapere cosa ne pensi della scelta di Cecilia (e la segretaria Belliti) di non appoggiare Federica per le elezioni.
    Credo che Cecilia sbagli, le primarie non dovrebbero essere intese come lotta interna e chi perde volge le spalle a chi vince, in fondo hanno deciso gli elettori, non i vertici di partito. Purtroppo se ci sono persone che le intendono come ha fatto Cecilia è bene che ne facciamo più di primarie perchè sono un autogol clamoroso, altro che espressione della democrazia....

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